07/10/12

"Alla vigilia della campagna elettorale tutti già uomini politici cominciano con le promesse.
Un capo legionario non prometterà se quello che noi possiamo fare. Noi non promettiamo danaro, non promettiamo acquavite, non promettiamo cariche. Noi non compriamo col danaro gli animi umani.
Un capo legionario dirà: Non promettiamo denaro, ma promettiamo giustizia.
Non promettiamo di fare qualcosa per te, ma promettiamo di agire, di lottare per la nostra terra.
Chi vuole lottare per la giustizia e per l'onore del paese, chi vuole agire per la sua terra, chi vuole sacrificarsi accanto a noi, venga con noi.
Sarà bene così? Sì. Sì, perché le cose vanno in un paese come in un podere. Se in un podere c'è terra buona, ricca, dotata di tutto ciò di cui un podere ha bisogno, ma il massaio non è solerte, è scialacquatore, beve tutto quanto possiede, litiga tutto il giorno, allora il podere andrà in rovina, e i suoi figli se la passeranno molto male. Saranno anch'essi dei poveri diavoli affamati. Ma se a quel massaio succede un uomo onesto, lavoratore, diligente? In breve il podere fiorirà e tutti i figli fioriranno anch'essi come peonie.
La nostra terra non è forse anch'essa un podere, con terra buona e ricca? Con tutto quanto le abbisogna? E noi Romeni non siamo i figli del podere? E non siamo ora poveri diavoli affamati? Quando però cambieremo il podere, allora non saremo più così. E questo lo farà la Legione. Essa cambierà il podere, cioè i governi dei partiti, e costituirà un governo legionario.
Questa è l'unica promessa che il legionario fa alla vigilia delle elezioni e sempre."


[Capo di Cuib - punto 42]

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